Per avere un buon prodotto da forno, la prima cosa da fare è procurarsi una materia prima di buona qualità, e per sapere se una farina è migliore rispetto ad un'altra è importante conoscerne le caratteristiche.
La farina si produce principalmente dal grano
tenero.
Ciò che determina la lavorabilità di una farina sono le
caratteristiche tecnologiche; queste devono essere considerate
complessivamente per poter sapere la loro qualità di
panificabilità.
Le caratteristiche tecnologiche si dividono
in:
- Caratteristiche reologiche, del glutine della farina;
-
Caratteristiche fermentative della farina.
Le caratteristiche
reologiche riguardano le capacità di tenacità, della sua elasticità
e la sua estensibilità.
Per misurare queste capacità esistono
vari strumenti tra cui:
- Farinografo di Brabender;
-
Alveografo di Chopin;
- Estensografo di Brabender.
Con
questi strumenti si ricavano i dati riguardanti la forza della
farina, la sua capacità di assorbimento di acqua e altre
informazioni utili per panificare.
I dati forniti da questi
strumenti, spesso ritrovati sulle schede tecniche delle farine
professionali sono assolutamente empirici, in quanto le prove di
laboratorio non vengono fornite con delle situazioni reali di
impastamento bensì con test specifici in situazioni ben precise e
studiate.
"E allora come si fa a scegliere la farina
giusta, se la compro al supermercato?! Cos'è la forza di una
farina?!"
La forza della farina, spesso segnato come "W"
("doppio v" o "v doppio") si può definire come
un insieme di due capacità:
- quella di assorbire l'acqua
durante l'impastamento;
- quella di mantenere l'anidride carbonica
durante la lievitazione.
La farina si definisce forte quando
può assorbire un'elevata percentuale d'acqua (70-80% sul peso della
farina). L'impasto ottenuto con una farina forte risulta molto
asciutto ed elastico, non appiccicoso e con un'alta capacità di
trattenere l'anidride carbonica. Gli impasti preparati con una farina
forte sono in grado di sopportare lunghe fermentazioni e tante
manipolazioni.
La farina è debole quando durante
l'impastamento non riesce ad assorbire tanta acqua (55-60% massimo
sul peso della farina). Se l'impastamento viene prolungato troppo
esso può risultare appiccicoso, a causa di una debole maglia
glutinica. Durante la lievitazione, le forme non hanno la capacità
di trattenere tanta aria e tondono a stendersi dovuta alla parziale
rottura del glutine. Di solito vengono usate per impasti dove non si
ha bisogno di formare tanto glutine (come biscotti, pasta frolla
ecc.) o vengono usate in percentuale sul peso totale della farina per
dare più estensibilità al prodotto finito in fase di stesura.
La
farina di media forza infine ha delle caratteristiche miste alle due
farine elencate sopra.
L'importanza tecnologica della farina,
definisce anche altri aspetti come ad esempio:
- la quantità
di acqua necessaria all'impasto e il tempo di impastamento;
- le
caratteristiche dell'impasto;
- la capacità di cambiamento
durante la formatura, la lievitazione, e la cottura del prodotto
finito;
- lo sviluppo del prodotto in cottura, i tempi di cottura
e la struttura della mollica dopo la cottura.
La forza della
farina, in genere si basa sulle proprietà nutrizionali della
stessa.
Più proteine ci sono più la farina risulterà
forte.
Attenzione però! Non tutte le farine che hanno la
stessa forza hanno sempre le stesse caratteristiche panificatorie.
Esistono farine con la stessa forza che si comportano in modo
diverso.
Il glutine, è un reticolo di proteine insolubili in
acqua e in soluzioni saline, che si forma durante l'impasto.
Esso
si presenta come una struttura elastica, compatta e spugnosa.
Il
glutine è composto dalle prolamine (gliadine) e glutenine (o
glutanina).
La gliadina a contatto con l'acqua forma una massa
collosa e fluida mentre la glutenina assorbendo acqua forma una massa
compatta, elastica e resistente.
Studi scientifici, hanno
rilevato che il glutine si forma più facilmente se l'acqua
dell'impasto viene aggiunta poco per volta, e di iniziare l'impasto
dalla farina.
Il processo di formazione si può semplificare
con questa formula:
Farina (gliadine e glutenine) + H2o +
Energia (forza meccanica dell'impastatrice o a mano)
In
qualsiasi modo si impasti una cosa molto importante è di dare il
giusto tempo all'impastamento e di aggiungere l'acqua poco alla
volta, aspettando che la farina assorba bene tutta l'acqua, prima di
aggiungerne altra (di solito si va dai 15-20 min. di
impastamento).
Ecco i valori percentuali per
riconoscere la farina giusta per ogni impasto:
-farina debole:
8-9% di proteine
-farine medie: 10-12% di proteine
-farina forte: 13-14% di contenuto proteico
-farine speciali: oltre il 14% di proteine
|
Forza (W) |
Proteine % |
FARINA DEBOLE |
90 – 130 |
9 – 10.5 |
|
130 - 200 |
10 – 11 |
FARINA |
170 - 200 |
10,5 – 11.5 |
MEDIA |
220 - 240 |
12 – 12.5 |
|
300 - 310 |
13 |
FARINA FORTE |
340 - 400 |
13.5 - 15 |
Le farine deboli hanno
un W inferiore a 170. Assorbono una quantità
d’acqua non superiore al 50% del loro peso e hanno una bassa azione
lievitante e poca propensione a sviluppare il glutine.
Le farine medie hanno un indicatore di forza W compreso tra 180 e 260. Riescono ad assorbire i liquidi fino al 65% del loro peso e hanno un’azione lievitante intermedia.
Le farine forti invece
hanno un W tra 280 e 350, sono molto proteiche e per
questo sviluppano molto glutine. Hanno un’alta azione lievitante e
assorbono un volume di acqua fino al 75% del loro peso.
In caso di impasti a mano o in
planetaria, dove non è richiesta una specifica forza della farina,
si consiglia l'utilizzo di una farina forte (definita talvolta
"Manitoba") in quanto l'impasto richiederà meno tempo a formare
il glutine e ad essere pronto.
Il processo completo di formazione
del glutine è detto "incordatura".
L'impasto è pronto
quando risulta liscio e asciutto alla vista e quando risulta elastico
senza rompersi.
Un test per verificare l'incordatura dell'impasto
è il "test della finestra". Si prende un pezzetto di
impasto e si schiaccia tra le dita, quando ha ottenuto una forma
rettangolare, questo viene tirato e assottigliato leggermente al
centro. Se questa si rompe o forma dei buchi nel momento in cui si
allarga l'impasto non è ancora pronto e bisogna prolungare la
lavorazione.
Più l'impasto lavora in macchina (o a mano) più il
glutine si forma e si sviluppa. L'impasto somiglia molto ad una
maglia di lana: "Più la si lavora più le maglie saranno
strette e fitte e potrà risultare calda e confortevole addosso";
così come l'impasto potrà trattenere i gas di
lievitazione.
Un'altra classificazione rilevante è
l'abburattamento della farina, cioè la percentuale di farina
estratta da un chicco. Per analizzare questo dato si prendono in
considerazioni le ceneri (sali minerali che restano integri dopo la
bruciatura di una farina a 550 – 600 °C).
La legge
italiana classifica le farine di grano tenero nei tipi "00",
"0", "1", "2", e integrale.
Spesso
questa distinzione viene confusa come la granulometria della farina.
In realtà questa classificazione indica la presenza di crusca e
germe di grano presenti.
Nonostante la farina integrale abbia
spesso un valore proteico uguale o superiore alla farina bianca, essa
produce meno glutine per due motivi:
- il primo è che le gliadine
e le glutenine sono presenti nell'endosperma e non nel germe o nella
crusca.
- il secondo motivo è che le fibre interferiscono con la
formazione del glutine.
Nei prodotti da forno in cui la formazione
del glutine è molto importante, la sostituzione parziale o totale
della farina bianca con quella integrale porterà inevitavilmente a
un peggioramento qualitativo del prodotto.
Solitamente l'utilizzo
della farina di tipo 2 e integrale avviene tra il 20-30% massimo del
peso totale della farina bianca.
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